Amministratori, specialisti, economisti sanitari e associazioni di pazienti si interrogano sui modelli gestionali più efficienti per una nuova governance del diabete che in Toscana colpisce oltre 250mila pazienti – Centrale l’apporto delle nuove tecnologie per l’aderenza alle terapie e per la continuità assistenziale – La tecnologia e sistemi innovativi di monitoraggio del glucosio aiutano il paziente ad essere vero protagonista delle sue cure – Crescente il contributo della telemedicina nell’acquisizione dei dati, nel facilitare l’accesso e nel contenimento della pressione sulle strutture sanitarie, oltre che nella semplificazione del rapporto medico-paziente
In Toscana il diabete, con le molteplici complicanze delle quali è portatore, colpisce il 7,8 per cento della popolazione (dati 2022), generando un impatto molto pesante sulla qualità della vita dei pazienti, sui carichi di lavoro dei servizi sanitari, oltre che sulla sostenibilità della spesa sanitaria regionale. È quindi sempre più urgente identificare modalità di gestione della malattia e della sua evoluzione ricorrendo anche a tutti gli strumenti e le metodologie che la ricerca e l’innovazione rendono oggi disponibili, per rendere la risposta sanitaria più efficiente e anche più accessibile per questo importante tema di Sanità Pubblica.
È per questa ragione che Rh+ – Regional health, la rivista di politica sanitaria che dedica la propria attenzione alle tematiche sanitarie delle regioni italiane, ha promosso oggi, presso l’Ospedale Careggi di Firenze, il Forum su Lotta Digitale al Diabete: innovazione, modelli di governance e PNRR, aspetti, questi, che appaiono essere sempre più i nuovi pilastri della politica sanitaria, da tempo al centro dell’attenzione della Regione Toscana che, in questo senso, rappresenta un impegno virtuoso, impegnata come è sul fronte dei fascicoli sanitari elettronici e sul ricorso diffuso alle tele-visite, in una logica di grande apertura all’innovazione. L’evento ha visto confrontarsi, con i vertici regionali della gestione dei servizi sanitari, esponenti della comunità scientifica, economisti sanitari, rappresentanti delle associazioni dei pazienti e delle organizzazioni civiche.
Durante i lavori una generale convergenza di pensiero si è registrata sulla necessità di modalità assistenziali più efficienti e organiche per questi pazienti, realizzabili grazie a una gestione integrata che, oltre a basarsi sulla collaborazione tra medici di medicina generale, specialisti del territorio e strutture ospedaliere, veda un coinvolgimento attivo del paziente o dei suoi caregivers. In questo senso, un contributo determinante può venire dall’innovazione e, in particolare, dalle nuove tecnologie, come i microinfusori per l’erogazione dell’insulina e soprattutto i sensori che consentono monitoraggio dei livelli glicemici anche in remoto. Il loro utilizzo ha modificato la gestione della terapia insulinica da parte dei medici, che ora sono in grado di correggere le dosi dei farmaci in modo molto più accurato, grazie alla rilevazione in continuo del glucosio. “L’uso più esteso delle nuove tecnologie per la cura del diabete genera opportunità e sfide anche per l’organizzazione delle cure – ha dichiarato il Prof. Edoardo Mannucci, Direttore dell’Agenzia Diabetologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze – Le persone che utilizzano un sensore e che sono in terapia con insulina divengono inevitabilmente protagonisti più attivi del processo di cura, acquisendo un ruolo centrale nella scelta delle dosi di insulina da effettuare nel corso della giornata. Questo – ha proseguito Mannucci – richiede però un impegno supplementare di educazione e formazione del paziente da parte degli operatori, che deve trovare spazio nella normale organizzazione ambulatoriale”.
L’uso esteso delle tecnologie a più ampie fasce di popolazione – sia sensori che microinfusori – può generare una straordinaria opportunità: dall’uso di questi strumenti, infatti, scaturisce una notevole mole di dati che possono essere utilizzati per la crescente affermazione della telemedicina, con la possibilità di una importante sostituzione delle visite tradizionali con le tele-visite e lo scambio telematico dei dati e delle prescrizioni, riducendo i tempi di impiego del medico e facilitando di molto l’accesso dei pazienti.
Affinché le molte potenzialità della lotta della Regione Toscana a contrasto della patologia diabetica possano esplicarsi in modo ancor più incisivo, sono necessari ulteriori sforzi che vanno sostenuti nel tempo. Anzitutto sarà importante condividere a lavorare su alcune aree prioritarie, quali l’accesso – in un ambito di sostenibilità complessiva del sistema regionale – a tutti quei pazienti che potrebbero beneficiare della tecnologia a supporto di una gestione efficace del diabete: in questo, andrebbero eliminati i limiti strutturali esistenti alla telemedicina, quali adeguati sistemi di remunerazione delle attività, e dovrebbero quindi essere definite risorse economiche e organizzative per una sua più efficace diffusione, così come occorre la condivisione di Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) specifici per i diversi stadi della patologia, con il coinvolgimento diretto dei pazienti.
La Toscana rappresenta un esempio virtuoso per la telemedicina e per la presa in carico del paziente: i progetti in corso, l’utilizzo di cartelle elettroniche, il FSE, la diffusione di televisite, così come i progetti presentati nel corso dell’evento, sono un buon viatico a proseguire sulla strada dell’innovazione che rende il sistema sanitario più efficace e più sostenibile.
Occorrerà dunque far leva sulle opportunità che si presentano e, fra queste, sul PNRR, nelle missioni 1 e 6, che potrà offrire, identificando anche sistemi di incentivazione per la telemedicina, quello spazio di lavoro utile e opportuno affinchè siano superati i limiti strutturali e organizzativi ancora esistenti.